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Fuori Fuoco

  • Immagine del redattore: canisciolti17
    canisciolti17
  • 25 apr 2018
  • Tempo di lettura: 2 min

Chi si pretende interprete del male assoluto del calo dei lettori imbraccia una macchina fotografica a cui non sa regolare il fuoco. Come al solito, infatti, le cassandre che si stracciano le vesti e si lanciano in interpretazioni volanti, su chi legge, o meglio non legge, pretende di avere in mano una verità assoluta da cui muovere riflessioni superficiali e superflue. Sia chiaro, non perché il calo di lettori non sia una questione da affrontare, quanto per l’atteggiamento verso la questione, lo snobismo e la difesa di qualsiasi lettura purchessia.

Partiamo da qui, dall’idea per cui ogni lettura sia nobile e rappresenti un arricchimento, eppure esistono libri pessimi, privi di valore, che veicolano magari messaggi inaccettabili o più banalmente dei libri scritti male, letture insomma che non rappresentano in alcun modo questo sbandierato innalzamento umano e culturale del lettore, la questione dello snobismo verso chi non legge è legata a doppio filo a questa convinzione, perché si considera automaticamente inferiore culturalmente un non lettore a un lettore, fosse anche che il lettore ha come frecce al suo arco delle letture tremende, senza citare questo o quell’altro autore. Sono altri i punti della questione che meriterebbero approfondimento e interventi, Christian Raimo, scrittore e giornalista, sosteneva giustamente che questi dati rappresentano il fallimento delle politiche del MIBACT, che si è prodigato in iniziative da anime belle ma che non hanno prodotto risultati un po’ per lo scarso valore delle iniziative, un po’ per l’assenza di una politica continua e non legata solo all’evento stesso. Attenzione meriterebbe anche il capitolo delle letture a scuola, delle proposte degli insegnanti e dei programmi ministeriali, l’assenza totale dello studio degli autori contemporanei nei licei, a causa di un programma infarcito sì, ma di troppe mancanze, sarebbe infatti da chiedere a quanti ragazzi siano mai stati presentati autori del Novecento o autori ancora più attuali, che in virtù di un linguaggio più vicino potrebbero rappresentare per i giovani un punto d’incontro con la lettura. Meriterebbe attenzione l’assenza di librerie nei piccoli comuni, l’assenza di quelle realtà piccole e indipendenti che non rappresentano solo uno spazio di lettura, ma anche e soprattutto di aggregazione e esperienze collettive che in tanti rimproverano ai giovani, ma questa forse è una storia che merita un suo spazio personale



 
 
 

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