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BAUSTELLE, UNA RECENSIONE FACILE

  • Immagine del redattore: canisciolti17
    canisciolti17
  • 28 apr 2018
  • Tempo di lettura: 2 min

Dodici nuovi pezzi facili è il sottotitolo dell’ultimo lavoro dei Baustelle, “L’amore e la violenza vol.2” che segue di appena un anno quello che Bianconi ha definito un disco “oscenamente pop” che è stato “L’amore e la violenza”. Una continuità ostentata dalla prima traccia, strumentale, di entrambi i lavori, così se l’anno scorso c’è stato Love quest’anno c’era Violenza, a risentirli adesso, i brani dell’album precedente sembrerebbe quasi che il trio toscano avesse lasciato volontariamente qualcosa di non detto, eppure che sentivano l’urgenza di dirci, è per questo che nonostante il forte legame che esiste tra i due dischi si può parlare di quest’ultimo, indipendentemente dall’altro. Veronica, n2 è una canzone-manifesto, di questa produzione certo, ma più in generale della poetica di Francesco Bianconi, un pezzo a metà tra l’amore salvifico e la completa distruzione, tra la svastica su Berlino e la rinascita. È sulla terza traccia che si rende di nuovo visibile quella continuità tematica tra i due lavori, Lei malgrado te, potrebbe essere tranquillamente la prosecuzione di Amanda Lear, del suo amore interrotto, ma amore malgrado tutto.

Abbiamo davanti un lavoro maturo, che ci parla di amore e violenza da una prospettiva adulta, ma che finisce per risultare comunque adolescenziale, tutto è totalizzante ma porta con sé comunque il suo opposto. Tutto può finire da un momento all’altro come “in un giorno di sole uguale agli altri” di Perdere Giovanna, che ribalta il tavolo: l’amore è finito, ma in questo caso non è un male, significa riprendersi sé stessi, in fondo nel brano precedente ci dicono che L’amore è negativo e il vero amore ci distruggerà. Siamo davanti ad un altro lavoro pienamente in stile Baustelle, per la costruzione testuale fatta di rimandi, a eventi e personaggi storici, per una composizione musicale elettro-pop che respira molto su Battiato. È probabilmente un lavoro che come il precedente potrebbe far storcere il naso a qualche purista, un lavoro che probabilmente non convincerà i detrattori dei trio ad andare ai loro concerti, eppure resta uno dei lavori migliori della band, che riesce ad andare indietro fino al Sussidiario illustrato della giovinezza, senza cadere nel ridicolo, che tratta una materia inflazionata e abusata come l’amore attraverso gli occhi e la penna di Bianconi, facendolo vivere e morire insieme nei suoi toni contrastati, dove non arrivano da soli i testi, ecco che arriva la voce di Rachele Bastreghi a produrre lo scatto necessario alla resa del brano. I Baustelle dimostrano così di essere una voce fondamentale nel nostro panorama musicale, capace di uscire dal campo seminato del lavoro monumentale (citazione per i fan) di Fantasma per approdare o riapprodare in altre dimensioni e lasciare comunque il segno.

 
 
 

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